Strada Pelosa Canale Brentella Capitello di S.Rocco Edificio Vecchio Chiesa di Cave

Il Canale Brentella

  Altra opera di antica data che caratterizza e delimita ad ovest il territorio delle Cave è il Canale Brentella, che dà anche il nome al Quartiere. Opera idraulica che, dai Colmelloni di Limena, dove intercetta le acque del Brenta, alla "Sacca delle terre depresse" (l'antico Palù di Brusegana) dove si immette nel Bacchiglione, il canale misura km. 10,800 di lunghezza.

  Le note che seguono sono state tratte dal libro: Il Quartiere Brentella: la Città di Padova oltre le mura occidentali a cura di Claudio Grandis.

Le origini

La storia medioevale del territorio padovano è costellata da innumerevoli episodi bellici. Battaglie, scontri armati, devastazioni, incendi e violenze si sono succeduti con ritmo costante per secoli ... le operazioni militari, la continua ricerca di una strategia vincente, la difesa delle zone conquistate, finirono Brentelle di Sotto 1675col segnare profondamente il paesaggio, le città principali e i centri minori ... con la costruzione di mura elevate (come quelle di Padova o quelle di Cittadella, Este, Monselice e Montagnana) e l'innalzamento di un vasto compionario di torri e castelli di varie dimensioni in quasi ogni villaggio del padovano ...

   Accanto a queste costruzioni, sorte con funzioni di difesa e di controllo, altre testimonianze documentano lo sforzo militare e strategico profuso in secoli di contrasti e guerre. E' il caso delle strade, come per esempio la "Pelosa" o la Via per Bovolenta, antichi percorsi riattati e riprofilati in epoca medievale (XIII sec.) con la funzione di collegare rapidamente il centro di Padova con Montegalda e Bovolenta, sedi di importanti fortilizi; il primo lungo il corso del Bacchiglione a guardia del confine vicentino e il secondo alla confluenza del canale Vigenzone-Cagnola con il Bacchiglione sulla rotta fluviale per Venezia.

  A generare questi ed analoghi interventi di carattere strategico e militare hanno contribuito le condizioni geografiche dell'area padovana, caratterizzata da un'estesa pianura profondamente segnata da una fitta ragnatela di corsi d'acqua. In questa cornice vitale importanza ha pertanto rivestito per l'intero abitato cittadino la presenza del Bacchiglione. Oltre a costituire l'asse portante della rete di comunicazioni e di trasporto di persone, merci, truppe militari.. ha costituito anche la principale fonte energetica in grado di azionare i preziosi impianti di trasformazione e lavorazione dei metalli e del legno

, come i mulini, i magli, le segherie e i folli da panni.

 

  Agli albori del XIV secolo il Comune padovano era impegnato in una sanguinosa lotta per il controllo dei vicini comuni di Vicenza e Verona. Gli scaligeri veronesi, oltre ad infierire militarmente, spesso compivano anche un'efficace azione strategica tesa a dissuadere i padovani dal continuare lo scontro militare deviando, in località Longare nel canale Bisatto, le acque del Bacchiglione, riducendone così la portata.

   Oltre a impedire la navigazione, la deviazione delle acque provocava il blocco energetico degli opifici al punto da costringere i padovani a replicare con l'escavo del canale Brentella, dal castello di Limena alle Basse di Brusegana, per convogliare l'acqua del Brenta, sufficiente a compensare quella sottratta a Longare.

La vera storia delle nascita del canale

  Siamo nel 1314, pochi anni dopo (1318) il comune cittadino consegnerà Padova nelle mani della signoria carrarese. E' difficile tuttavia stabilire fino a che punto lo scavo del canale possa essere considerato un intervento ex-novo e fino a che punto, invece, un allargamento, un adattamento, una rettifica di corsi d'acqua preesistenti o, meglio ancora, una semplice incisione della riva destra del Brenta creata per convogliare una cospicua quantità d'acqua entro i larghi fossati posti a meridione come il Munegale, la Storta e il Riale ..

  Corso Brentella 1721
  Dall'analisi dei singoli documenti emerge un panorama territoriale, ove il canale Brentella, con argini e ponti, già dalla metà del XIII secolo appare un sicuro caposaldo di riferimento per la minuziosa descrizione confinaria di immobili e appezzamenti agricoli. Relativamente all'area occidentale di Brusegana e di Brentelle di Sopra, quest' ultima meglio nota in passato con il toponimo Torniego o Turniago, esiste una discreta sequenza di atti notarili (compravendite, contratti di livello e catastici delle proprietà monastiche) ben anteriori al 1314, attestante i toponimi Brentella, Brentelle, riferiti sia ad un corso d'acqua, sia ad un ponte, che ad argini e terragli.

 

  Significativo poi appare il silenzio delle fonti notarili sulle operazioni di scavo: nei contratti di livello del monastero di Praglia stipulati fra il 1310 e il 1317 non si accenna ad alcuna modifica territoriale nella zona di Brusegana. La presenza di alcuni importanti scoli serpeggianti nelle campagne ad ovest dell'odierno canale, e diventati affluenti dopo la sua apertura, lasciano dunque supporre che lo scavo dell'importante asta fluviale sia stato operato integralmente solo per alcuni tratti, poiché altri segmenti appaiono ricavati da alvei preesistenti, probabilmente con operazioni di rettifica ed allargamento. Non si spiegherebbero diversamente alcune piccole anse e altre deformazioni che l'alveo del Brentella presenta in più punti del percorso, come la parte terminale che disegna una sinuosa curva sui bassi terreni di Brusegana

Il Canale Brentella nei secoli

La "sorgente artificiale" del canale Brentella, cioè la derivazione in destra Brenta è stata l'opera idraulica che più di ogni altra ha minato la sicurezza dell'intero territorio occidentale di Padova. Il taglio operato per deviare una parte delle acque del grande fiume, si è sempre dimostrato insufficiente a trattenere l'urto delle piene, meglio conosciute con l'espressione di "brentane", quando non è stato addirittura travolto dall'irruenza delle stesse.
Sostegno Superiore a Limena  L'opera di maggior rilievo collocata sul canale è costituita dai Colmelloni di Limena, solidi pilastri in muratura piantati all'interno dell'alveo con la funzione di controllare regolare la bocca d'accesso delle acque che dal Brenta si immettono nel canale, (così come ancor oggi attraverso un'opera idraulica diversa, il Sostegno Superiore - nella foto) regolando la quantità d'acqua da immettere nel Brentella, evitando l'erosione delle rive ed il conseguente crollo dei manufatti piantati nell'alveo del canale.
   Non va dimenticato infatti che nell'angolo sud-occidentale formato dal Brenta con il Brentella fino alla metà inoltrata del XVI secolo s'innalzava il castello di Limena, crollato proprio in seguito alla lenta erosione delle fondazioni provocata dalle acque del Brenta. Riviera Paleocopa 1905Nel corso del secolo XVIII, nei tecnici veneziani si diffuse la convinzione che la costruzione del Canale Brentella, e in particolare la difficoltà di regolarne la portata, erano all'origine del dissesto idraulico che da tempo tormentava la città patavina.
   L'alterazione della portata del Bacchiglione provocata dall'aggiunta delle acque del Brenta condotte attraverso il Brentella, era ricondotta all'infelice costruzione del canale che, se appariva indiscutibilmente utile alla navigazione interna, altrettanto non lo era per il delicato equilibrio del complesso nodo idraulico che avvolge la città. 

  Del canale Brentella la storia padovana registra sopratutto gli interventi di riparazione conseguenti alle periodiche alluvioni. Gli allagamenti, sovente chiamati con il generico nome di "rotte", provocavano danni sopratutto alle colture agricole. Merita un doveroso ricordo l'alluvione del 1882, la più famosa dell'era contemporanea, per le gravissime conseguenze provocate all'assetto idraulico di buona parte della provincia di Padova.Alluvione del 1966
   All'inizi del Novecento altre alluvioni (1905-1911) interessarono il quartiere, così come quella del 1928; tuttavia la più grave resta quella del 1966, ancora ben viva nel ricordo della popolazione locale più anziana. Nell'occasione l'acqua raggiunse la sommità degli argini e solo il tempestivo intervento della popolazione evitò danni disastrosi; i terreni più bassi attraversati dagli scoli affluenti del Brentella vennero invece allagati, come pure alcune abitazioni poste in prossimità degli scoli stessi.

E' L'innondazione lesionò irreparabilmente il ponte di Brentelle di Sotto, imponendone la totale ricostruzione avvenuta nella primavera del 1968, dopo una ridda di polemiche per la lentezza impiegata.

Brentelle di Sotto 1967

La presenza di ponti in legno bisognevoli di continue e costanti manutenzioni, costituisce un altro capitolo di eventi ed interventi. Da una stima fatta per i secoli XVII e XVIII si può affermare che i ponti di Brentelle di Sotto e di Sopra vennero interamente ricostruiti in media ogni quarto di secolo, mentre le manutenzioni erano di fatto continue ed annuali, a volte causati dagli "incidenti" sia sopra che sotto la "carriera" (sede viabile) dei ponti stessi.


   Nelle acque del Brentella scendevano periodicamente zattere di tronchi di legno provenienti dalla Valsugana e dalla Valbrenta: in gran parte erano dirette al Bassanello,il più importante centro di smistamento del legname da costruzione dell'intero territorio padovano.Canale Brentella 1911 La vicinanza delle "pile"(file di pali) di sostegno dei ponti, poste di norma ad una distanza di 5 metri l'una dall'altra, riducevano sensibilmente lo spazio di transito dei tronchi, tant'è che molti cozzavano o "russavano" (strisciavano) contro le "pile", scuotendole violentemente e minandone la stabilità. La fluitazione del legname, attività cessata nella prima metà del secolo scorso, era certamente di minor rilievo rispetto alla navigazione fluviale che ha invece ricoperto, sino ad alcuni decenni or sono, una notevole importanza nel Canale Brentella per i collegamenti tra Brenta e Bacchiglione.

  Numerose imbarcazioni, i celebri burci, cariche di merci si servivano del canale per raggiungere Padova e Venezia,Brentelle di Sotto 1920 recapitando la sabbia e la ghiaia estratti dall'alveo del Brenta. La navigabilità del Brentella, la sua posizione al limite occidentale della città, la facilità di accesso, seppure ai margini della "campagna" cittadina, sono le ragioni che spiegano la scelta, compiuta dal governo padovano nel secondo decennio del XVI secolo, di collocare sulla riva destra del canale il nuovo Lazzaretto per il ricovero degli appestati. Tra i tanti eventi luttuosi un doveroso ricordo merita comunque l'alluvione del 1882, la più famosa dell'età contemporanea ...Brentelle di Sopra 1837 La risistemazione degli argini fluviali,l'eliminazione di antichi manufatti di sbarramento, il rifacimento dei ponti in pietra e acciaio, la ricostruzione di numerose opere idrauliche, sono sono alcuni degli interventi promossi dal Governo Italiano negli anni immediatamente seguenti; la mole, l'ampiezza e l'entità furono tali che i lavori si protrassero fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Alluvione del Novembre 2010

Sicuramente tutti ricoderanno l'ultima grande alluvione del Novembre 2010 che ha sconvolto buona parte del Veneto e in particolare la Provincia di Padova. Nella galleria fotografica alcune immagini, tratte da un opuscolo edito dalla Provincia di Padova e distributo dal Mattino di Padova, che documentano l'entità dell'alluvione. Riteniamo utile proporre il commento di Omar Monastier Direttore del Mattino di Padova:
"La grande acqua è arrivata all'improvviso. Nessuno ci credeva, nessuno era pronto. Non era pronto sotrattutto il nostro territorio, i nostri argini martoriati dall'incuria. Non era pronto il Veneto e non lo è neppure oggi, purtroppo. Il senso di questo libricino è rendere omaggio alle migliaia di persone che hanno perduto tutto, a quelle che hanno lottato per strappare dal fango la loro quotidianità. Ma è anche l'occasione per ricordare a tutti noi, a chi ha sofferto e a chi è rimasto all'asciutto, che quelle giornate disperate possono tornare. Queste pagine vogliono essereAlluvione Novembre 2010un monito: serve una grande campagna di recupero e ripristino. Recupero della programmazione territoriale, innanzi tutto. Oggi la nostraregione cura a stento la manutenzione di immense opere idrauliche che sono state pensate quando il Veneto centrale era una lunga pianura costellata di piccoli borghi e qualche città. Ora la metropoli diffusa è la normalità anche là dove sopravvivono i campi. Chi può immaginare che quelle opere siano adeguate? Che le loro funzioni possano essere assolte nella stessa maniera? Non può spaventare il Veneto il pensiero che debbano servire opere ciclopiche, come quando la Serenissima - con ben altri strumenti tecnologici - impregnava il territorio in profonde trasformazioni. E, infine, il ripristino. Le opere esistenti lamentano una manutenzione routinaria, stanca, di piccolo cabotaggio. Ecco, questo libricino non parla di quello che accadrà, racconta due elementi del passato: l'alluvione ed una straordinaria ricerca di fondi. Io spero che sfogliandolo i padovani traggano maggior consapevolezza per la tutela del loro territorio e del loro futuro."